giovedì 5 dicembre 2013
mercoledì 4 dicembre 2013
martedì 3 dicembre 2013
Nazim Hikmet
Finché ancora tempo,mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l'Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore. Nazim Hikmet
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
vorrei una notte di maggio
una di queste notti
sul lungosenna Voltaire
baciarti sulla bocca
e andando poi a Notre-Dame
contempleremmo il suo rosone
e a un tratto serrandoti a me
di gioia paura stupore
piangeresti silenziosamente
e le stelle piangerebbero
mischiate alla pioggia fine.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio sul lungosenna
sotto i salici, mia rosa, con te
sotto i salici piangenti molli di pioggia
ti direi due parole le più ripetute a Parigi
le più ripetute, le più sincere
scoppierei di felicità
fischietterei una canzone
e crederemmo negli uomini.
In alto, le case di pietra
senza incavi né gobbe
appiccicate
coi loro muri al chiar di luna
e le loro finestre diritte che dormono in piedi
e sulla riva di fronte il Louvre
illuminato dai proiettori
illuminato da noi due
il nostro splendido palazzo
di cristallo.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore
finché il mio cuore è sul suo ramo
in questa notte di maggio, lungo la Senna, nei depositi
ci siederemmo sui barili rossi
di fronte al fiume scuro nella notte
per salutare la chiatta dalla cabina gialla che passa
- verso il Belgio o verso l'Olanda? -
davanti alla cabina una donna
con un grembiule bianco
sorride dolcemente.
Finché ancora tempo, mio amore
e prima che bruci Parigi
finché ancora tempo, mio amore. Nazim Hikmet
sabato 30 novembre 2013
Pablo Neruda e Matilde Urrutia
![]() La mia vita con Pablo Neruda Matilde Urrutia, Tradotto da Alessandria Giardino | ||
Descrizione
Recensioni
Autore Info
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Matilde Urrutia era l'amante del poeta Pablo Neruda, musa, moglie e vedova. Il premio Nobel cileno ha scritto versi del Capitano e Cento sonetti d'amore , due dei volumi più celebri della canzone d'amore in spagnolo moderno lettere per lei. In La mia vita con Pablo Neruda , Urrutia rivela il suo lato del loro famosa storia d'amore. Ma il suo libro non è semplicemente una storia d'amore raccontata da una musa, ma è anche un documento della sua vita come la vedova perseguitata di un eroe nazionale. La sua voce si solleva dal dolore e violenza della dittatura militare che ha precipitato la morte del suo amato nel 1973, per riaffermare il potere della propria voce appassionata di Neruda.
La mia vita con Pablo Neruda si apre con i drammatici eventi 11 settembre 1973, con la caduta di Augusto Pinochet del presidente socialista democraticamente eletto del Cile, Salvador Allende.Devastata dal colpo di stato, il sessantanove anni Neruda muore pochi giorni dopo un attacco di cuore. Addolorato, Urrutia si rifugia nei suoi ricordi, barcollando indietro nel tempo per raccontare le inebrianti primi giorni della sua ventidue anni di storia d'amore con Neruda. Qui, rivela la nascita di versi del Capitano e divulga i segreti del loro matrimonio illecito in Italia. Urrutia poi ritorna alla dura realtà affronta a Santiago a metà degli anni 1970, per descrivere la vita sotto la dittatura. Molestata da scagnozzi di Pinochet, diventa un esule nel suo paese, piange la tortura e la scomparsa dei propri cari, e, infine, si sveglia dal torpore del dolore e si impegna a usare le parole di Neruda a scatenarsi contro il regime sanguinario.Leggendo La mia vita con Pablo Neruda è come passare un lungo pomeriggio con Matilde Urrutia. In uno stile colloquiale, lei porta Neruda alla vita, ed egli emerge come un uomo vivace, giocoso, e impaziente guidato da appetiti illimitati. Allo stesso tempo divertente e straziante, la storia di Urrutia rende un complemento domestico ammenda proprie memorie lussureggianti di Neruda. |
venerdì 29 novembre 2013
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